06/08/2022

Sopralluogo a Crespino e in un campo di mais: “Questa terra è sempre stata fertile, l’emergenza non è più tale. La siccità deve entrare nell’agenda politica, con soluzioni per gli anni a venire” 

“Questa terra è sempre stata fertile e ha sempre costituito una sorta di granaio del Veneto. Oggi mi ha restituito un’immagine molto dolorosa. Vedere il Po in secca, con tre metri e mezzo di acqua in meno rispetto all’anno scorso, come ci hanno riferito i direttori dei consorzi e vedere il mais bruciato dal sole sono colpi che feriscono il cuore”.
Così si è espressa Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, oggi durante la visita in Polesine, sulla scia della richiesta di Confagricoltura Veneto di toccare con mano le conseguenze del grande caldo e della siccità che stanno causando gravissimi danni alle colture lungo il Po. A Crespino, dove la presidente è arrivata in tarda mattinata, erano presenti i vertici nazionali, regionali e provinciali di Confagricoltura oltre a Giorgio Uccellatori, vicepresidente del Consorzio di bonifica Delta del Po e Giancarlo Mantovani, direttore dei consorzi di bonifica del Polesine, che hanno condotto la seconda carica dello Stato sugli argini del fiume illustrando le problematiche causate da questa rovente estate. Presenti tutte le autorità locali, da alcuni sindaci del territorio (Angela Zambelli, sindaco di Crespino; Alberto Davì sindaco di Canaro; Sondra Coizzi, sindaco di Occhiobello ed Roberto Tovo, vice sindaco di Rovigo) all’assessore regionale al Territorio, caccia e pesca Cristiano Corazzari; dal prefetto Clemente Di Nuzzo al questore di Rovigo Giovanni Battista Scali; da Enrico Ferrarese, presidente della Provincia a Emilio Mazza, comandante dei carabinieri di Rovigo e Ferdinando Mazzacuva, tenente colonnello della Guardia di Finanza di Rovigo.

Dopo la visita sul Po, la presidente Casellati è stata accompagnata in un campo di mais ingiallito dall’arsura. Infine, il confronto con istituzioni e rappresentanti agricoli alla Romanina Eventi, sempre in territorio di Crespino. “Ormai siamo consapevoli che la siccità e le temperature eccezionali sono fenomeni che si ripetono nel tempo e sono sempre più gravi – ha detto -. L’emergenza deve perciò entrare nell’agenda politica, con soluzioni che servano ad arginare problemi e criticità che si ripeteranno negli anni a venire. Ci siamo resi conto, anche con l’esplosione della guerra in Ucraina, quanto siano importanti le materie prime: i prodotti agricoli sono il petrolio nero dell’Italia e rappresentano una delle maggiori risorse. La prossima settimana arriverà al Senato un decreto aiuti bis, che approderà alla Camera il 5 settembre. Ci sono 200 milioni di euro che dovranno servire, anche se la coperta è corta, a far fronte ai riflessi drammatici della siccità sugli agricoltori e sulle famiglie, che stanno subendo rincari enormi sulla spesa”.

“Ringraziamo il presidente Casellati per avere accolto il nostro invito – ha sottolineato Giordano Emo Capodilista, vicepresidente nazionale di Confagricoltura -. L’ondata di calore non accenna a placarsi e la conta dei danni in Veneto continua ad aumentare soprattutto in zone, come in Polesine, dove da parecchie settimane non è più possibile irrigare, con perdite enormi per il riso, il mais e la soia. Rischiamo di perdere produzioni, reddito e posti di lavoro, oltre ad assistere a questioni gravi come incendi e ripercussioni per la salute pubblica. Oltre ad affrontare l’emergenza contingente, con un sostegno immediato agli agricoltori, bisogna far partire gli interventi infrastrutturali già finanziati con un piano di opere irrigue, nuovi invasi, manutenzione degli impianti esistenti e riduzione dello spreco d’acqua degli acquedotti”.

Francesco Longhi, vicepresidente nazionale dei Giovani di Confagricoltura, ha ricordato che “non tutte le aziende sono riuscite a irrigare e chi lo ha fatto ha dovuto affrontare enormi esborsi, con sette irrigazioni contro le due-tre degli altri anni. L’appello che facciamo come giovani è che si aprano dei tavoli per studiare le migliori strategie che consentano alle aziende agricole di affrontare investimenti in chiave di risparmio idrico e di efficientamento della distribuzione della risorsa idrica”.

Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo, ha mostrato gli effetti della siccità sul mais nei campi della giovane Sofia Michieli, che con l’azienda agricola di famiglia coltiva 200 ettari di mais a Crespino: “La spiga media dovrebbe avere ottocento cariossidi, invece quest’anno ne contiene sì e no cento. La qualità del trinciato è bassa e la zootecnia ne risente. Le quotazioni dei cereali stanno precipitando: quindi produciamo poco, prendiamo meno e spendiamo tanto. Le nostre aziende agricole sono in ginocchio. Bene lo stato d’emergenza, ma di fronte a scenari sempre più torridi e siccitosi dobbiamo capire come intervenire e cosa fare in futuro. Passata l’estate, non si può girarsi dall’altra parte e fare come se niente fosse successo. Ci vuole un’autorità che, di fronte a situazioni d’emergenza idrica, decida di rilasciare l’acqua con pari criteri e pari diritti, senza trattamenti di favore a regioni o province”. Ha aggiunto Michieli: “Nonostante l’irrigazione, le spighe sono un terzo rispetto alle dimensioni normali e abbiamo dovuto mandarle al digestore, che ne farà biogas – ha detto alla presidente -. Il mais ci è stato pagato cinque volte in meno, nonostante i costi della produzione siano andati alle stelle, a cominciare dal gasolio. La situazione è disperata”.

Infine Nicola Dell’Acqua, attuatore per il coordinamento e la gestione dell’emergenza idrica: “Il presidente Luca Zaia ha preso atto che sul Po il problema siccità è ormai cronica e serviranno perciò soluzioni radicali per garantire l’acqua al fiume e non essere più in balia di queste emergenze idriche. Le criticità che sta vivendo l’agricoltura sono ancora più grandi. Stiamo facendo di tutto per far sì che i consorzi ricevano l’acqua, perché la diminuzione del 70 per cento generale e soprattutto quella sul Delta del Po non sono più accettabili. I 4,8 milioni stanziati per l’emergenza li abbiamo destinati a problematiche idropotabili, compresi i bypass realizzati d’urgenza per arrivare al potabilizzatore di Caorle”.