31/10/2020

Analizzando i dati quali-quantitativi di quasi 160.000 tonnellate di grano duro, stoccato in più di 40 centri dislocati in 19 diverse provincie distribuite lungo tutta la Penisola, è stato possibile individuare delle ipotesi di classificazione qualitativa destinate a premiare coloro che garantiscono l’approvvigionamento di materia prima nazionale di qualità. Il grano entra a far parte dell’area della qualità, e quindi della premialità ad essa connessa prevista da contratti di filiera, quando il conferimento presenta valori di Grado Proteico (GP) del 13% o superiore e Peso Specifico (PS) pari ad almeno 78 Kg/hl.

È quanto è emerso durante la conferenza stampa “Filiera grano-pasta: i dati della campagna granaria online in tempo reale”, nel corso della quale sono stati presentati i risultati del secondo anno di sperimentazione dell’innovativo sistema “FRUCLASS”, ideato dall’Università degli Studi della Tuscia su impulso delle associazioni della filiera grano-pasta firmatarie del protocollo d’intesa “Filiera grano duropasta di Qualità”, ovvero Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Assosementi, Cia-Agricoltori Italiani, COMPAG, Confagricoltura, Copagri, ITALMOPA - Associazione Industriali Mugnai d’Italia e i pastai di Unione Italiana Food.

Dall’analisi realizzata grazie al sistema “FRUCLASS”, utilizzabile da tutti gli iscritti alla piattaforma http://granoduropasta.unitus.it/ , è emerso che oltre il 70% del grano conferito da coloro che aderiscono a contratti di filiera rientra nei parametri dell’area della qualità individuata. Nonostante i fattori ambientali avversi, che in alcuni casi hanno contribuito a ridurre la disponibilità di grano con parametri qualitativi adatti a soddisfare le premialità richieste, le produzioni interessate dai contratti di filiera sono riuscite a far fronte a queste riduzioni in maniera più consistente e strutturata. Guardando ai numeri dei conferimenti dell’annata agraria 2019/20 per i quali è possibile verificare il legame con un contratto di filiera, infatti, si evince come il 76% del grano duro rientri nell’area della qualità, a fronte del 42% del grano duro non commercializzato nell’ambito di contratti di filiera.