13/05/2022

La Commissione europea ha presentato nei giorni scorsi un piano d’azione per la realizzazione di “corridoi di solidarietà” che consentano all’Ucraina di esportare i propri cereali ed anche di importare ciò di cui necessita, dagli aiuti umanitari ai mangimi per animali fino ai fertilizzanti.

In circostanze normali, il 75 % della produzione di cereali dell’Ucraina viene esportato, generando circa il 20 % dei proventi nazionali annui da esportazioni. Prima della guerra, dai porti ucraini sul Mar Nero transitava il 90 % delle esportazioni di cereali e semi oleosi. Tali esportazioni erano destinate per un terzo all’Europa e il restante ai Paesi dell’Africa e del Medioriente. A seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e del blocco dei porti, i cereali e gli altri prodotti agricoli dell’Ucraina non possono più raggiungere le loro destinazioni. La situazione minaccia la sicurezza alimentare mondiale, perciò vi è l’urgente necessità di creare percorsi logistici alternativi che utilizzino tutte le modalità di trasporto.

Nonostante gli sforzi immediati dell’UE e degli Stati membri per agevolare gli attraversamenti di frontiera tra l’Ucraina e l’UE, migliaia di vagoni ferroviari e autocarri sono in attesa di sdoganamento sul versante ucraino. Il tempo di attesa medio per i vagoni ferroviari è attualmente di 16 giorni, ma presso in alcune frontiere può raggiungere i 30 giorni. Altri cereali sono ancora immagazzinati e trattenuti nei silos ucraini, pronti per l’esportazione.

Il piano di azione della Ue punta a facilitare il trasporto ferroviario velocizzando il trasferimento delle merci dai treni delle linee ucraine a quelli europei che viaggiano su un sistema di binari a scartamento diverso e non compatibile con quello di Kiev. Inoltre per ovviare al blocco russo dei porti del Mar Nero, la Ue pensa di sfruttare per le spedizioni quelli polacchi sul Baltico, potenziando le strutture di stoccaggio oltre a utilizzare a sud ovest i corridoi di collegamento europeo con Ucraina e Moldova. L’obiettivo è anche snellire le procedure burocratiche di ingresso delle merci in Europa che però non deve tradursi in minori controlli e garanzie per la salute e la sicurezza dei consumatori.