21/04/2023

Nei giorni scorsi alcuni paesi dell’Est dell’Unione Europea hanno imposto il divieto temporaneo di importazione di grano e di altri di prodotti agricoli dall’Ucraina. Dopo l’invasione russa, per aiutare il governo ucraino, l’Unione Europea aveva cancellato i dazi per l’ingresso di vari prodotti agricoli Ucraini. I paesi che hanno imposto il divieto sono finora Polonia, Ungheria, Slovacchia e Bulgaria, i quali sostengono che questa decisione ha danneggiato i propri agricoltori, e che un blocco delle importazioni sia l’unico modo per proteggerli.

Sia l’Ucraina sia la Commissione Europea stanno cercando di risolvere il problema, anche per evitare che la Russia possa inserirsi in queste divisioni e affermare che il sostegno dell’Unione Europea nei confronti dell’Ucraina stia diminuendo. In Polonia e Ungheria il divieto comprende le importazioni di grano, frutta, verdura, formaggi, zucchero e carni, e sarà valido fino alla fine di giugno. La Slovacchia ha vietato anche le importazioni di cereali e miele.

Secondo i dati definitivi resi noti dalla Commissione europea, le esportazioni di settore dell’Ucraina verso il mercato UE, a fine 2022, hanno superato in valore i 13 miliardi di euro, circa 6 miliardi in più sull’anno precedente. Con un aumento complessivo dell’88% nell’arco di un anno, l’Ucraina è diventata il terzo fornitore di prodotti agroalimentari della UE, superando gli Stati Uniti. L’import di cereali, in particolare, si è attestato sui 4,6 milioni di tonnellate per un incremento di valore del 100%. Il risultato è che i prezzi negli Stati membri confinanti sono crollati, suscitando le proteste degli agricoltori.

Secondo Confagricoltura la soluzione dei problemi in atto va trovata in ambito europeo e in accordo con le autorità di Kiev. La politica commerciale rientra tra le competenze esclusive della Commissione europea; le decisioni unilaterali degli Stati membri sono sempre contrarie alle regole dell’Unione, ma l’impatto determinato dallo straordinario aumento delle importazioni dall’Ucraina sull’agricoltura negli Stati membri confinanti richiede la massima attenzione.