26/05/2023

Nonostante i timori, il 18 maggio è stata rinnovata per ulteriori due mesi la Black Sea Grain Iniziative, l’accordo siglato tra Russia e Ucraina, con la mediazione delle Nazioni Unite e della Turchia, volto a consentire l’esportazione delle merci agricole stipate nei porti ucraini e indirizzati a diversi Paesi del mondo, che costantemente dipendono dall’approvvigionamento esterno di grano per il proprio sostentamento. Un segnale, dunque, estremamente positivo per la gestione della sicurezza alimentare globale.

Sul versante unionale, nel frattempo il Parlamento europeo si è espresso a favore del rinnovo per un altro anno circa la sospensione dei dazi sulle esportazioni ucraine nell’UE di prodotti agricoli, al fine di sostenere l’economia del Paese in un contesto ancora estremamente tragico.

Maggiori discrepanze emergono invece dal fronte del Consiglio dell’Unione Europea, dove la settimana antecedente diversi ministri dell’agricoltura europei – in particolare di Francia, Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Estonia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Slovenia – hanno scritto ai Commissari europei lamentando la mancata consultazione in merito all’adozione da parte della Commissione lo scorso 2 maggio di misure volte a porre fine ai divieti unilaterali di importazione di prodotti ucraini decisi da alcuni Stati membri, confinanti con Kiev.

Nella lettera, sebbene venga rimarcato il sostegno al rinnovo della procedura d’importazione fino al giugno 2024, viene altresì evidenziato come le importazioni di prodotti ucraini nell’UE, e in particolare cereali e semi oleosi, possano avere destabilizzato i mercati degli Stati membri confinanti, a causa delle grandi quantità immagazzinate, con un conseguente calo dei prezzi e redditi per gli agricoltori. Una situazione che richiede una maggiore trasparenza nelle procedure decisionali intraprese dall’Esecutivo europeo in un simile scenario geopolitico.