27/01/2024

In occasione di un evento che si è svolto in Germania lo scorso dicembre, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha indicato i temi di fondo da affrontare nell’ambito del dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura europea che si è aperto ufficialmente il 25 gennaio.
Come assicurare un reddito adeguato agli agricoltori? Come migliorare la sostenibilità ambientale in concertazione con il mondo agricolo? Come favorire la diffusione delle innovazioni tecnologiche e consolidare la competitività dei prodotti dell’Unione a livello globale? Niente da dire sulle questioni poste. Sarebbe stato utile, però, affrontarle con maggiore sollecitudine, quando il settore ha dovuto far fonte alle conseguenze economiche della pandemia e dell’aggressione russa in Ucraina. 
Durante lo stesso evento in Germania, la von der Leyen ha preso anche posizione sulle proteste degli agricoltori in corso in alcuni Stati membri. “Comprendo in larga misura le rivendicazioni avanzate”, ha dichiarato. “Gli agricoltori assicurano la nostra sicurezza alimentare ed esigono un giusto reddito e solide prospettive”. Ha poi sottolineato che “circa un terzo del bilancio della UE è destinato ai pagamenti a favore del settore agricolo”.
Il tema della dimensione del bilancio agricolo della UE impone un approfondimento. In effetti, la dotazione finanziaria della PAC ammonta solo allo 0,4% del PIL complessivo degli Stati membri. Considerando che il settore assicura l’indipendenza alimentare e la cura del territorio, va puntualizzato che l’intera collettività – sia pure indirettamente – trae beneficio dalla spesa agricola.
I lavori del dialogo strategico si concluderanno la prossima estate. Con tutta probabilità, dopo le elezioni al Parlamento europeo in programma all’inizio di giugno. Le proposte, quindi, torneranno utili per impostare la nuova riforma della PAC che dovrebbe entrare in vigore nel 2027.
Nell’immediato, la Commissione dovrebbe assumere alcune decisioni per indicare che il cambiamento di rotta è davvero iniziato. Potrebbe ritirare la proposta di regolamento sulla riduzione, fino al 50 per cento, dell’uso di fitofarmaci, facendo riferimento alla richiesta formale votata dal Parlamento europeo e alle riserve sollevate da un ampio numero di delegazioni in Consiglio. La riduzione della chimica nei processi produttivi è fuori discussione, ma gli agricoltori devono avere a disposizione valide alternative, anche per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
Sarebbe un ottimo segnale anche l’avvio di una procedura di semplificazione della PAC che, oltre a non essere all’altezza della situazione di crisi in atto, si è rivelata troppo complessa sotto il profilo degli adempimenti burocratici.
In via di urgenza, inoltre, la Commissione potrebbe chiedere al Consiglio europeo, che si riunirà il 1° febbraio per approvare la revisione di metà periodo del bilancio pluriennale in scadenza nel 2027, un significativo aumento della riserva di crisi della PAC. La riserva è stata utilizzata negli ultimi tempi per compensare parzialmente gli agricoltori negli Stati membri per i danni provocati dagli eventi climatici estremi. La dotazione attuale, pari a 450 milioni, è vistosamente inadeguata.