06/01/2023

Si chiude un anno difficile, segnato dalla guerra, dal caro energia, dall’aumento delle materie prime, dall’inflazione e da eventi calamitosi. E, come indicano i principali istituti finanziari internazionali, il 2023 rischia di non essere un anno migliore: la crisi energetica non sarà di breve durata, la crescita del prodotto interno lordo sembra destinata a frenare. L’inflazione rallenterà, ma l’anno prossimo si attesterà ancora attorno al 6%, secondo le ultime previsioni della Banca centrale europea. Bisognerà attendere fino al 2024 per tornare a una cifra ragionevole.

Il 2022 sarà ricordato anche per il grande impatto che la guerra ha avuto sui temi dell’alimentazione, rimettendo al centro dell’attenzione l’agricoltura nella visione strategica e nella tenuta economica e sociale dei Paesi. Tutti si sono accorti che un Paese è forte se c’è anche un’agricoltura forte. 

La sicurezza alimentare non è un dato di fatto acquisito per sempre: un Paese moderno deve poter produrre ciò di cui ha bisogno e riuscire anche a esportare per creare valore e ricchezza. Questo è ciò che noi intendiamo per sovranità alimentare. L’agricoltura deve tornare a essere strategica per l’Italia. Pochi giorni fa, nel ricordare la figura di Giovanni Marcora, in occasione del centenario della nascita, sottolineavo come l’ultimo Piano organico sull’agricoltura, noto come ‘Legge Quadrifoglio’, risalga al 1977.

Non è ancora chiaro il nuovo assetto che emergerà dalle crisi in atto e sono incerte anche le prospettive della globalizzazione, ma risulta evidente che la copertura del fabbisogno di prodotti essenziali non può più essere affidata a terzi. Dobbiamo salvaguardare il potenziale produttivo italiano investendo nel Made in Italy agroalimentare, che quest’anno raggiunge 60 miliardi di export, raddoppiato in soli sette anni: immaginiamo che cosa sarebbe potuto accadere se avessimo avuto una strategia per il settore a livello nazionale, una strategia che chiediamo all’intero governo e, in particolare, al ministero dell’Agricoltura.

Le imprese sono però chiamate a dare un ulteriore contributo per la transizione ecologica e per la neutralità climatica. Consapevoli che lo sviluppo delle energie rinnovabili non mette a rischio il potenziale produttivo dell’agricoltura: bisogna solo fare scelte più opportune che vadano nella direzione delle innovazioni tecnologiche, che richiedono investimenti pubblici e privati.

La messa in opera del PNRR consentirà di far ripartire gli investimenti pubblici, soprattutto sul fronte delle infrastrutture, dove c’è innegabilmente molto da fare per recuperare la situazione di svantaggio competitivo. Non possiamo chiuderci, abbiamo bisogno, in Italia e in Europa, di strumenti per sostenere economia, occupazione e consumi.

La Legge di Bilancio approvata contiene, tra l’altro, quanto abbiamo chiesto relativamente alla “Nuova Sabatini”, strategica per incentivare l’accesso al credito ed efficace, anche in chiave anticongiunturale, per la crescita e il rilancio degli investimenti. Va ricordato che l’anno prossimo sulle condizioni di liquidità delle imprese peserà anche la riduzione dei pagamenti diretti della nuova PAC, mentre i tassi di interesse sono in aumento. Spinto dal rialzo dei costi energetici, anche il prezzo dei fertilizzanti ha raggiunto livelli senza precedenti. Diciamo chiaramente che la carenza di fertilizzanti può compromettere la qualità e la quantità dei prossimi raccolti.

Energie rinnovabili per la neutralità climatica, digitalizzazione, investimenti per la crescita dell’efficienza e della competitività: sono questi i temi che rappresentano il prossimo passo verso il futuro e che condizioneranno il futuro stesso delle nostre imprese.