27/01/2020

Allevatori veneti in allarme all’indomani del sequestro di 9 tonnellate di carne suina dalla Cina, intercettate dalla guardia di Finanza di Padova, che erano destinate alla ristorazione. La peste suina si propaga infatti velocemente e, anche per una sola partita di carne importata, il rischio di contagio per gli animali è altissimo. Il numero di allevamenti veneti al 31 dicembre 2018 (dati Veneto Agricoltura) si aggira intorno alle 9.800 unità, di cui un terzo in provincia di Verona, seguita da Treviso (20%) e Padova (17%). Quindi Rovigo, Vicenza e Venezia.

“Ringraziamo la Guardia della Finanza per la tempestività dei controlli e tutte le forze dell’ordine per il lavoro di sorveglianza che stanno facendo – sottolinea Rudy Milani, presidente degli allevatori suini di Confagricoltura Veneto -. Li sproniamo a continuare così e a fare il massimo per controllare la merce in arrivo, perché se qualche partita contaminata riuscisse a entrare nel nostro territorio sarebbe una debacle. Il settore vale 202 milioni di euro in Veneto e, dopo un decennio di difficoltà, da pochi mesi si sta risollevando, con quotazioni schizzate in alto anche grazie alla grande richiesta di carne dovuta al divieto di export di carne suina dalla Cina. La peste suina, che non ha conseguenze sulle persone, è estremamente contagiosa per gli animali di allevamento e quelli selvatici come i cinghiali, di cui il Veneto abbonda. Da mesi abbiamo sottolineato a livello ministeriale l’emergenza, sottolineando anche a livello regionale che si lavori per un contenimento della popolazione dei cinghiali e pare che finalmente si stia arrivano a risultati concreti. Ricordiamo che la peste suina è già giunta in Europa e attualmente i contagi hanno colpito allevamenti in Polonia e in Paesi dell’Est europeo, a poche decine di chilometri dai confini tedeschi”.