08/08/2025

Le bombe d’acqua primaverili e l’eccessivo caldo di giugno non sono state favorevoli per la coltivazione del pomodoro da industria. Da pochi giorni, in provincia di Rovigo, è iniziata la raccolta dei pomodori precoci, che sarà seguita a metà mese da quelli medio-precoci e infine, in settembre, dai medio-tardivi e dai tardivi. E la panoramica è a macchia di leopardo.
“Siamo sempre più soggetti alle bizze del meteo, con estremi che vanno dalle piogge incessanti alle temperature altissime estive – spiega Camillo Brena, presidente del settore orticolo di Confagricoltura Rovigo -. I pomodori precoci, piantati a metà aprile, hanno risentito delle continue piogge e del freddo, presentando problemi di asfissia. I medi, piantati tra metà aprile e metà maggio, sono cresciuti in una situazione migliore, ma con l’arrivo delle temperature anomale hanno un po’ sofferto e perciò presentano meno bacche. I tardivi, sulla carta, dovrebbero andare meglio, perché il mese di luglio è stato più fresco e le piante si sono riprese bene. Mancano 40 giorni alla raccolta di questa varietà, che sarà in settembre: se il meteo ci aiuta, dovremmo portare a casa dei buoni quantitativi”.
Due le note positive: la qualità e i prezzi. “I pomodori che stiamo raccogliendo sono profumati e sodi al tatto – riferisce Brena -. I prezzi sono tornati quasi al livello di due anni fa, arrivando a quota 14,30 euro al quintale grazie al buon contratto portato a casa con l’industria. Contratto che, l’anno scorso, non era andato in porto. In questo momento il pomodoro è il migliore, come quotazione, tra i seminativi; di conseguenza molti stanno investendo nella coltura, confidando su buoni risultati, anche se l’aumento dei costi di produzione tra energia, concimi, fitofarmaci e imballaggi riduce le marginalità. Quello del pomodoro è un settore che funziona, perché l’industria ha bisogno di prodotto per la trasformazione in conserve alimentari. Il neo sono i costi di produzione e gli investimenti elevati. È vero che ci sono bandi di sostegno per gli acquisti dei macchinari, pari anche al 40% degli investimenti, ma le piccole aziende spesso si scoraggiano di fronte agli esborsi considerevoli per portare avanti la coltura. Bisogna fare rete, condividendo gli strumenti di lavoro con altre aziende, e avere pazienza, perché solo con un impegno pluriennale si possono vedere i frutti del proprio lavoro”.
Secondo i numeri di Veneto Agricoltura la superficie coltivata a pomodoro da industria è aumentata, portandosi a oltre 1.800 ettari. Verona è la regina regionale con 1.150 ettari, seguita da Rovigo, che si sale a oltre 450 ettari. La bacca rossa invoglia un numero crescente di agricoltori polesani alla coltivazione, in quanto la resa è molto buona: un ettaro di terreno produce mediamente 800 quintali di pomodori.