08/08/2025

Lo scorso 4 agosto si è tenuto a Palazzo Chigi il Tavolo del vino, incontro promosso dal Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF), Francesco Lollobrigida, per rispondere alle esigenze della filiera vitivinicola italiana. Alla riunione, conclusa dall’intervento della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, hanno preso parte anche il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, il Presidente dell’Agenzia ICE Matteo Zoppas e il Presidente di Verona Fiere Federico Bricolo.

L’incontro ha rappresentato un momento di confronto tra istituzioni e rappresentanti del settore, che hanno espresso apprezzamento per l’azione del Governo ma anche preoccupazioni per la situazione dei mercati.

Nei giorni scorsi si è riunita anche la Federazione nazionale vitivinicola di Confagricoltura, presieduta da Christian Marchesini, per analizzare la situazione in vista della vendemmia 2025.

Se da un lato il contesto internazionale e il quadro economico preoccupano non poco i produttori di vino, dall’altro le premesse per la prossima vendemmia sembrano essere molto positive per qualità e quantità. C’è una sostanziale uniformità nella valutazione dell’andamento generale su scala nazionale, soprattutto dopo due annate critiche, con un leggero anticipo di maturazione.

Le nubi, come detto, non mancano e riguardano la situazione di mercato, assai più preoccupante. Le difficoltà sono diffuse e coinvolgono quasi tutte le regioni, con dinamiche analoghe: le giacenze in cantina sono elevate, in particolare per i vini rossi, e le prospettive per la nuova campagna di vendita non appaiono rassicuranti.

I prezzi delle uve sono attesi in calo ovunque, talvolta anche in modo marcato, con stime di riduzioni fino al 30%. In alcune regioni, come Lombardia e Puglia, si registrano crisi conclamate con richieste di blocco delle rivendiche o di riduzione delle rese.

“C’è una significativa contrazione dei consumi, anche al ristorante, dove tuttavia –afferma Marchesini – il ricarico, anche al calice, incide sulle ordinazioni. A questo si somma il cambio di abitudini dei consumatori, complici le campagne antialcol e le mode salutiste”.

Sul fronte esportazioni, oltre agli effetti negativi dell’accordo Ue–Usa sui dazi, si registra un irrigidimento delle politiche protezionistiche di alcuni mercati asiatici, in particolare Cina e Russia.

Fattori che contribuiscono a delineare con chiarezza il fatto che occorre una strategia ampia e duratura, capace di riequilibrare la domanda con l’offerta e di rafforzare il ruolo degli attori della filiera.

Marchesini sottolinea inoltre l'importanza di potenziare le attività di promozione nei Paesi terzi, rendendole più flessibili e maggiormente adattabili alle reali esigenze delle imprese e dei mercati di riferimento.

“Questa situazione – conclude – richiede comunque anche l’individuazione di strumenti correttivi in grado di incidere sui volumi produttivi. Sarà fondamentale agire su più fronti, affrontando con decisione anche la questione degli esuberi. Gli strumenti a disposizione sono diversi: dalla gestione delle nuove autorizzazioni di impianto alla regolazione delle rese, sia per i vini comuni che per quelli a denominazione. Si tratta di misure che possono produrre effetti nel medio-lungo periodo, ma che richiedono una visione strategica di settore di ampio respiro, strutturata su più anni.”